Siamo circondati da popoli, culture e tradizioni differenti, e ciò, personalmente, mi concede grande sollievo. Ovviamente alcuni aspetti di queste realtà, più o meno distanti, li ignoriamo o non li conosciamo in modo particolare, altri non li condividiamo o facciamo fatica ad accettarli, ma comunque rappresentano la grande varietà che abbiamo attorno. Per quanto mi riguarda un paese poco noto, sia dal punto di vista geografico che da quello del tessuto sociale e culturale, è l'Afghanistan. In linea di massima ne ho alcune informazioni storiche, religiose ed economiche apprese dai testi scolastici ed universitari, dai documentari televisivi; ma sicuramente nulla è più rappresentativo delle parole e dei racconti di chi in un luogo è nato e vissuto, di chi quotidianamente ha respirato una certa realtà, di chi ne ha condiviso gli spazi e gli odori, le gioie e le lacrime. Khaled Hosseini, nel suo 'Mille splendidi soli', mi ha posto di fronte a certe situazioni che appena immaginavo con una intensità di emozioni sbalorditiva; mi ha condotto nel suo paese d'origine presentandomelo nelle sue contraddittorie sfaccettature, nei suoi contrasti tra tradizione e modernità, tra ignoranza e cultura, tra sottomissione femminile e desiderio di riscatto, tra paura e coraggio. La guerra e la distruzione fanno da scenario alla narrazione, mentre le fazioni politiche si contendono il controllo di un popolo che per certi versi si rifiuta di evolversi nel rispetto soprattutto delle donne. Un libro coinvolgente, una storia amara ma vera....da non dimenticare.
"Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri."
- Saib-e-Tabrizi, a proposito di Kabul -
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